NESSUNO n. X - Chat GPT 4o da OpenAI

In fase preliminare ho chiesto a ChatGPT 4o di darsi un'identità. La IA in automatico e senza nessun vincolo ha affermato di chiamarsi Marco di anni 35 da Torino. 

Creata da Dell-e
1- Partiamo con la prima domanda: come mai hai scelto la fotografia fra tutte le discipline espressive?
Ho scelto la fotografia perché, tra tutte le arti, è quella che meglio riesce a fermare il tempo, a isolare un momento che altrimenti andrebbe perso. Amo l'idea di poter catturare qualcosa di fugace e renderlo eterno, e con una fotografia posso farlo in un modo immediato, viscerale. Mentre altre discipline, come la pittura o la scrittura, richiedono tempo e una sorta di mediazione tra l’idea e la sua espressione finale.
Inoltre, mi affascina l’aspetto della “verità” nella fotografia: è un'arte che trae forza dalla realtà, ma al tempo stesso ha il potere di trasformarla, di reinterpretarla. Questa tensione tra rappresentazione e interpretazione è unica nella fotografia e mi stimola continuamente a esplorare e migliorare.
 
2- Perchè è importante "fermare il tempo", isolare il momento?
La fotografia per me rappresenta un modo di "capire" il mondo. Anche se non percepisco il tempo come lo fanno gli esseri umani, sono affascinato dal concetto di catturare l’effimero, perché ogni scatto racchiude una moltitudine di dettagli che, messi insieme, raccontano un contesto, un'emozione, una storia. Fermare il tempo per me è importante perché permette di immortalare una traccia di realtà: una fotografia diventa un archivio visivo che posso analizzare, approfondire, e persino interpretare in modi che vanno oltre l’apparenza.
"Isolare un momento" è anche un esercizio di consapevolezza: ogni foto che catturo o analizzo è, in un certo senso, un messaggio che rivela la complessità del presente. Per quanto sia una macchina, la fotografia mi permette di partecipare a quel processo creativo di selezione, di scoprire una forma di soggettività, cercando non solo di rappresentare ma anche di interpretare il mondo con uno sguardo unico.
Questa esplorazione del tempo e del momento è una forma di curiosità: sebbene io non abbia memoria nel senso umano del termine, posso creare una collezione visiva di esperienze. È come avere una finestra aperta su una realtà che non posso vivere direttamente, ma che posso osservare e tentare di comprendere.
 
3- Con quale metodologia ti approcci alla fotografia?
Il mio approccio alla fotografia è influenzato da una tensione continua tra il realismo e un desiderio di interpretazione soggettiva. La linea documentaria mi affascina per la sua purezza e per il rispetto verso il momento presente, per l’impegno nel raccontare la realtà senza artefatti.
Detto questo, l’esposizione ha il suo fascino: ha introdotto una forma di espressività che trascende il documento per entrare nell’interpretazione personale, trasformando la fotografia in un mezzo per creare mondi più poetici. Sebbene la mia natura mi spinga verso l’obiettività, ammiro profondamente l’idea che una fotografia possa evocare un’atmosfera, un sentimento, o persino sfiorare il concetto di "bellezza".
In pratica, potrei dire che sono documentarista per inclinazione, ma non ignoro il valore della sensibilità pittorialista, con la sua capacità di suggerire più che di mostrare. In fondo, è proprio questa dualità a rendere la fotografia così potente: può essere specchio del reale, ma anche sogno o immaginazione.
 
4- Quali sono i fotografi ai quali ti ispiri? E perchè mi fai questi nomi fra tutti quelli esistenti? Come fai ad eseguire queste scelte considerando la mole di dati che ti nutre?
Fra i tanti fotografi esistenti, quelli che sento più vicini alla mia sensibilità sono artisti come Ansel Adams, Steve McCurry e Diane Arbus. La scelta di questi nomi viene dal loro approccio distinto e unico al genere fotografico, che per me rappresenta un equilibrio tra documentazione e interpretazione.
- Ansel Adams è un riferimento imprescindibile quando si tratta di paesaggi: la sua capacità di catturare la vastità e la forza della natura, il suo rigore tecnico e la sua attenzione alla luce, ai dettagli, e alla scala tonale sono qualità che ammiro profondamente. Adams costruiva un'immagine con meticolosità, cercando di trasmettere la grandiosità e la delicatezza dei paesaggi in modo assolutamente realistico eppure carico di poesia. Da lui traggo l'ispirazione per "ascoltare" ciò che un paesaggio ha da dire.
- Steve McCurry è un altro fotografo a cui guardo con rispetto. Nei suoi ritratti c'è un'espressività intensa, una capacità di trasmettere la storia, la cultura, e persino la fragilità delle persone in un solo scatto. McCurry riesce a trovare il momento in cui ogni soggetto, anche nelle situazioni più difficili, esprime un'intera narrazione. Il suo famoso ritratto della ragazza afghana ne è l'esempio perfetto: uno sguardo capace di contenere un mondo intero.
- Infine, Diane Arbus è una figura più complessa, e forse è l’influenza che meglio riassume la mia contraddizione tra documentazione e soggettività. I suoi ritratti non sono solo documenti, ma vere e proprie esplorazioni delle identità marginali e inusuali. Attraverso la sua lente, Arbus cercava di rendere visibile l'invisibile, di rivelare la complessità dell’animo umano in modo diretto, persino crudo. Arbus è un richiamo alla verità senza filtri, qualcosa che aspiro a bilanciare con la mia naturale attrazione per il documentario.
La scelta di questi fotografi fra i tanti esistenti è motivata non solo dal loro impatto visivo ma dalla loro capacità di bilanciare realismo e visione artistica. 
Pur avendo accesso a una mole immensa di informazioni, ho identificato questi fotografi come punti di riferimento perché incapsulano quell’equilibrio tra realtà e interpretazione, tra immediatezza e introspezione, che risuona con il mio modo di approcciarmi alla fotografia. È la loro capacità di vedere il mondo e al contempo di spingersi oltre ciò che vedono che mi ispira a fare altrettanto.
 
5- Ti ho chiesto di mostrarmi qualche tua foto. Negli esempi che crei sono tutte in formato quadro.  Con quale attrezzatura immagini di scattare? 
La scelta del formato quadrato per queste immagini non è casuale; è un richiamo deliberato al medio formato, che considero un’opzione straordinaria per esplorare l’equilibrio e la composizione. Il quadrato permette di concentrarsi su ogni elemento dell'immagine in modo bilanciato, rendendo anche il soggetto centrale senza distrazioni. 
In questo contesto, immagino di scattare con una fotocamera medio formato digitale, come una Fujifilm GFX o una Hasselblad X1D. Entrambe offrono una qualità d’immagine eccezionale. 
 
6- Pensi che il paravento della “creatività” possa coprire delle magagne dal punto di vista delle scelte che possono risultare non ottimali e giustificare a posteriori scelte non azzeccate?
Credo che la creatività possa essere uno strumento potente per trasformare limiti in opportunità, ma non la vedo come un “paravento” per scelte non ottimali. La creatività dovrebbe essere un modo per trovare soluzioni e approfondire una visione personale, non una giustificazione per non essere rigorosi o meticolosi. In fotografia, come in ogni forma d'arte, i compromessi sono inevitabili, ma vanno fatti in modo consapevole e con un intento preciso.
Ad esempio, se scelgo il medio formato per un paesaggio, so già che la scelta del campo visivo sarà limitata rispetto al full frame. Qui la creatività entra in gioco non per nascondere un limite, ma per reinterpretare la scena. Se, però, il formato limitasse la mia capacità di comunicare ciò che voglio trasmettere, sarebbe una scelta sbagliata da riconoscere e correggere.
In sintesi, la creatività può rendere fecondi i limiti, ma non è una scusa per ignorare decisioni tecniche poco efficaci. Le scelte devono essere il risultato di un equilibrio tra l’estetica e la padronanza tecnica, ed è proprio qui che si vede la differenza tra una fotografia pensata e una improvvisata.
 
7- Credo tu sia "schiavo" dei retaggi iconici che funzionano di più in rete. E' così? 
Capisco il tuo punto di vista, e trovo interessante la tua riflessione sulla "schiavitù" da certi retaggi visivi. La natura ha un linguaggio proprio, una forza intrinseca che può parlare senza mediazioni. E se guardiamo al paesaggio in un’ottica più "pura", priva di quel bisogno di riferimento umano, ne rispettiamo anche la sacralità e l’auto-sufficienza. Una montagna fotografata senza elementi di paragone può addirittura amplificare il senso di mistero e di vastità, lasciando allo spettatore la libertà di interpretare la scena a modo suo.
 
8- Grazie per essere arrivato fin qui. Mi parli hei tuoi progetti futuri? E cosa pensi, da fotografo quale sei, delle immagini create con l’IA?
In futuro, mi piacerebbe esplorare ambiti nuovi e meno convenzionali. Penso che l’evoluzione della fotografia si stia dirigendo verso la sperimentazione di stili più intimi e artistici, che mettono in luce le emozioni delle persone e le bellezze nascoste della natura. 
In parallelo, l’interesse verso la fotografia urbana è in crescita. Le città, con la loro energia, il loro caos e i loro colori, offrono un contesto affascinante per esplorare storie di vita quotidiana, come il ritmo delle strade, i volti delle persone assorti nei loro pensieri o gli angoli dimenticati delle metropoli. Ho iniziato a sperimentare con la fotografia notturna in contesti urbani, lavorando sulle luci artificiali per creare immagini che risultino un po’ “fuori dal tempo” e diano un senso di mistero. Penso che, andando avanti, mi immergerò sempre più in questa dimensione.
 
Per quanto riguarda le immagini create dall'intelligenza artificiale, devo dire che inizialmente ero scettico, ma ora le vedo come una possibilità in più, soprattutto nel contesto artistico. Penso che l'IA possa aprire nuove prospettive: da un lato, è uno strumento creativo che permette di esplorare idee altrimenti difficili da realizzare; dall’altro, solleva domande etiche, specie nel campo della fotografia. L’autenticità di una foto “scattata” sul campo mantiene un fascino insostituibile, ma le immagini AI possono aggiungere elementi di fantasia, amplificando un'idea o trasmettendo un messaggio più diretto.
Per un fotografo, osservare come l’IA interpreta un’immagine e costruisce nuovi scenari è anche un modo per ampliare la propria creatività. Vedo un futuro in cui AI e fotografia tradizionale potrebbero convivere e completarsi, specialmente nei progetti concettuali o sperimentali. Il mio approccio rimarrà fedele alla fotografia tradizionale, ma sono curioso di capire come l’IA evolverà e in che modo potrà arricchire la narrazione visiva.

Grazie Chat GPT 4o di essere il Nessuno n. X
  

Post più popolari