SI FEST 2024 - Atlas
Foto dalla mostra "I carry Her photo with Me" |
Se al ritorno da COTM mi stessi interrogando se quei km percorsi fossero stati "utili", nessun dubbio mi ha toccato durante questo week end al SI Fest di Savignano.
Atlas è uno dei migliori SI Fest degli ultimi 10 anni.
Le struggenti lezioni di letteratura tenute dai "docenti" Stacy Kranitz con il suo "The year after a denied abortion" e Lindokuhle Sobewka con "I carry Her photo with Me" sotto la supervisione del preside Alex Majoli sono, a mio avviso, quanto di meglio visto in termini di coinvolgimento emotivo e narrativo negli ultimi anni a Savignano. L'elemento cumune della perdita si rafforza con l'altrettanto toccante "For so many years when I close my eyes" di Billy H.C. Kwok.
Atlas raccoglie storie, uscendo dalla tendenza ermetica della fotografia contemporanea, raccontando in maniera lucida, chiara e limpida. Lascia da parte le illusioni di una fotografia autoreferenziale che forse troppo ha invaso i festival negli ultimi anni e parla senza fronzoli mettendo in mostra storie che sono in grado di modificare la percezione del mondo rispetto a come ci viene raccontato ("Before freedom" di Adam Rouhana e "Chicago" di Broomberg e Chanarin"), proprio perchè racconta di storie "estreme" eppur così quotidiane, fuori dalla confort zone della nostra camera dell'eco.
Il triennio di Majoli in qualità di direttore artistico si conclude bene, benissimo direi, dopo aver puntato sulla sorpresa del primo anno spostando le mostre dentro le scuole mettendo l'accento sulla funzione didattica della fotografia e dopo aver gestito la transizione del secondo anno (forse il suo peggiore) con l'eremitismo del festival dentro i confini delle sedi espositive, di fatto escludendo la città dal festival.
Quest'anno si ritorna in piazza rinverdendo la genetica di un festival nato in piazza e che della piazza ha fatto il proprio punto di incontro fra la fotografia alta, gli appassionati e i semplici osservatori.
Si esce da Savignano con qualche cazzotto incassato e la solida consapevolezza che nonostante l'attuale rivoluzione dei media, la fotografia sa uscire ancora a testa alta, una fotografia, che attraverso lavori di prima qualità, restituisce una narrazione in grado di smuovere le tonnelate di sabbia che intorbidano il nostro sentire, il nostro vedere e il nostro provare.
Le note negative sono sempre le solite degli ultimi anni: una cornice di pubblico al di sotto delle aspettative specie nei giorni di apertura, pochi gli eventi collaterali, la città e la cittadinanza che appaiono poco coinvolte. Non si percepisce nell'aria quel sentimento di frizzantezza che spinge il coinvolgimento di una comunità, come se il festival fosse un organo a parte, separato dal tessuto cittadino che non si arricchisce nè contribuisce ad arricchire.
Chissà che questi 3 anni positivi dal punto di vista fotografico aiutino il SI Fest a perpetuare, non solo la propria longevità, ma anche la propria e l'altrui vitalità.
Andateci, ne vale assolutamente la pena.