NESSUNO n. 8 - Cinzia Spinelli
La mia è sempre stata una curiosità innata per tutti i tipi di social o quasi. Tendo a cercarne uno, iscrivermi e adattarlo a me il più possibile. Direi che il mio preferito rimane Instagram per la fotografia e Facebook per quanto riguarda eventi e curiosità. In generale evito le polemiche, cerco il meno possibile di esprimerle sui miei social mentre prediligo la parte divertente. Per quanto riguarda TikTok non lo trovo fruibile per la fotografia, lo uso unicamente per esporre e “ridicolizzare” me e il mio gatto in modo assolutamente simpatico, è più un passatempo, quando non ho voglia di far nulla di intelligente.
Nessuna delle due. Non ho mai pensato fosse una vetrina, anche perché non sono il tipo che sa stare al centro delle cose o delle attenzioni, è vero ci sono i miei affetti, la mia vita privata, ma molto spesso è solo uno specchio di quello che vuoi fare vedere… credete ancora che ciò che si mostra sia la realtà?
Instagram rimane una raccolta che non è nemmeno un diario attuale, non rappresenta la quotidianità, a volte sfoglio foto vecchie che ho in archivio e scopro foto che mi appartengono “ora”, mi piace dare una visione di quello che faccio e quello che sono, nemmeno in tempo reale, un segnale positivo di ciò che mi circonda.
Non ho paura di perdere un vissuto, non lo reputo un diario perché le cose che voglio e che voglio mantenere rimangono nel mio corredo personale di stampe. Stampo tutt’ora, stampo anche le foto che posto, meno che in passato, ma stampo ancora. Quando hai le figlie più grandi stampi meno foto e capita di rubare qualche foto di straforo. Ho fatto un album di foto rubate a mia figlia che ho intitolato “Gaia dorme”, sono 400 - 500 scatti dove lei dorme sul divano, a letto, in auto. Le foto mie rimangono mie, il ricordo del sonno, è un progetto personale. Non l’ho messo alla mercè del pubblico perché non voglio essere giudicata. Un giorno (forse) verranno buone per qualcosa.
Assolutamente, non sono mai stata attratta dai colori accesi e vivaci, anzi piuttosto tendo ad alleggerire sempre anche se è vero che spesso non rispecchiano la “realtà”, ma come hai detto tu mi servono toni più leggeri e gentili. Anche il bianco e nero aggressivo non mi piace più.
Mi sono formata grazie alle mostre, tante e varie, e ai corsi, anche se recentemente le mostre che ho visitato non mi hanno colpito più di tanto, non mi è rimasto nulla in mente.
All’inizio del mio percorso mi focalizzavo molto sugli autori che cercavo di imparare come bagaglio personale, ma alla fine è risultata troppa roba, troppe nozioni, oggi mi serve eliminare. Ho studiato Guido Guidi e se ti devo indicare dei libri che ancora oggi guardo con un occhio sempre diverso posso indicarti "Trasparencies di Stephen Shore", "The Democratic Forest di William Egglestone" e un libro sull’architettura di Le Corbusier. Anche "Sea stories di Robert Adams" ha la sua importanza per quanto amo il mare. Quando li risfoglio è come se li rivedessi per la prima volta.
Qualche anno fa ho fatto un anno di accademia a Ravenna sotto la docenza di Michele Buda, avevo voglia di ripartire dall’inizio, mi ha introdotto alla fotografia in maniera più strutturata, è stato interessante capire i fotografi proposti utilizzando un metodo di approfondimento non tanto tecnico quanto autoriale.
E’ vero ultimamente sto cambiando concetti e soggetti, non so, ma credo e spero di evolvere in qualche modo e scoprire cose nuove, credo che ampliare prospettive e soggetti aiuti a migliorare e capire quale direzione prendere, ci sono stati momenti di stop per me, quasi un rifiuto per la fotografia ma credo faccia parte del pacchetto, spesso mi sento inadeguata perché tutti mostrano cose migliori delle mie e non riesco più a rimettermi in gioco, quindi dico: “Ok fate voi.”, credo di aver sviluppato un certo “lasciar andare” per non mettermi in competizione con gli altri.
7- Cibo e musica sono altri argomenti che tratti in maniera ricorrente nelle tue foto.
Il
cibo e la musica sono dei capisaldi nella mia vita, ho scoperto di possedere
delle buone qualità culinarie e questo si riflette nella capacità di saper
fotografare il cibo con buoni risultati. Questo mi ha portato collaborazioni con
alcuni locali che hanno apprezzato questo stile “invitante”. Credo che per
fotografare il cibo serva buon gusto e io credo di averne, serve un approccio
misurato, senza eccessi, eseguo personalmente la mise en place, sono ferrata in
questo campo. Mi concentro sui particolari, cerco una
fotografia ricercata, “di fino”, il particolare come un punto di vista dell'espressione del cibo o dei drink. L’accompagnamento, la luce, il set sono finalizzati a rendere l’immagine più morbida e quindi piacevole, set e luce che controllo e
gestisco a mio piacimento per esaltare l’eleganza e il gusto dell’esperienza di
mettersi a tavola.
Quando fotografo quello che cucino a casa, è tutto molto meno controllato, utilizzo la luce naturale che entra dalla finestra del salotto, la tavola di produzione artigianale è quella dove pranzo e si presta molto a fare da sfondo, aggiungo oggetti, uno strofinaccio, pochi elementi per ottenere buoni risultati.
La
musica va oltre la passione, non ritengo di essere una fotografa della scena
musicale ma semplicemente di mostrare e condividere dei momenti.
Ho
una settantina di scatti che riguardano una liuteria, foto del negozio, una selezione è finita in una rivista di arredamento dato che l’arredamento in quella liuteria era
perfetto e si "incastrava" benissimo con gli strumenti.
Quando
vado ai concerti utilizzo la fotografia in ambito musicale più come strumento
per condividere una conoscenza di un certo artista che per documentare l’artista
stesso. Non fotografo backstage ma la finalità è di far conoscere gli artisti cosiddetti
alternativi che non passano quotidianamente in radio, almeno nella cerchia
delle mie amicizie. Bisogna sottrarre le persone all’ovvietà.
Vado
ai concerti per ascoltare, non per fotografare. Gli scatti servono per solo per
far conoscere ad altri un certo tipo di musica.