SI Fest 2022 - Asinelli Solitari

© Immagine da Morire di Classe
© Morire di Classe
L'edizione 2022 del SI Fest di Savignano sul Rubicone si intitola Asinelli Solitari e come asinelli ci invita a tornare sui banchi di scuola, farci due domande guardandoci intorno, lungo i corridoi e dentro le aule. E Solitari possono definirsi i bambini, i ragazzi che quelle aule le popolano da oggi, solitari perché accerchiati a 360 gradi da un metro di nulla che prende il nome di distanziamento sociale. 
Il SI Fest ci porta a scuola e lo fa con un' umiltà didattica che non vuole altro che mostrare per metterci al corrente di qualcosa, per stimolare il campanello (o la campanella) dell'attenzione, riportarci fra i banchi per ricordarci che non si finisce mai di imparare tranne quando ci rifiutiamo di farlo perché troppo impegnati per far altro o perché abbiamo bisogno di "staccare il cervello e non pensare".
E il "non pesare" non è la soluzione, mi ha colpito una frase del nuovo direttore artistico Alex Majoli quando dice che portare la fotografia fra i banchi è una speranza di contaminazione didattica vicendevole, dove cioè la fotografia "può insegnare qualcosa agli insegnanti ma dove la fotografia deve anche imparare qualcosa dai maestri". E qui credo vi sia tutta la consapevolezza che il fotografo debba essere non solo un bravo pigiatore di bottoni ma anche un uomo ricco nel cervello oltre che negli occhi e parte di questa ricchezza possiamo e dobbiamo accumularla a scuola. E anche quando non siamo a scuola, come ad esempio nel Consorzio di Bonifica, siamo ugualmente riportati nell'ambiente scolastico dalle mostre del lettone Ivars Gravlejs o da Kanta Nomura con la sua ricerca sullo studentato di una storica università giapponese o ancora in Taliban estratto dalla collezione Thomas Dworzak che mette in mostra ritratti di combattenti ma comunque sempre studenti. 
© Ettore Sottrass

Il SI Fest quest'anno prova ad essere qualcosa di diverso, non solo una raccolta di mostre di fotografi più o meno famosi riuniti da un filo conduttore talmente sfumato che ogni interpretazione ed ogni presenza viene resa possibile e giustificabile, ma diventa un vero e proprio percorso che attraverso le "materie" arricchisce l'osservatore o lo mette di fronte alla scoperta, al fatto compiuto, alla storia.  
Personalmente ne esco con negl'occhi le visioni riportate dalla fotografia di Ettore Sottrass in primis, dal magnifico documento "Morire di Classe" dove alle foto si accompagnano stralci di pagine toccanti e tragiche o ancora il lavoro di Stephen Gill intitolato A series of disappointments che nella semplicità formale nasconde una profondità psicologica abissale. 
Infine la fortuna di aver incontrato e parlato con Luca Meola autore di Cracolandia ha permesso di avere una conoscenza migliore del suo lavoro che ha acquistato ancora più spessore grazie ai suoi racconti.
In generale è sicuramente un' edizione più asciutta, senza particolari formalismi, penso si sia puntato molto sulla densità dei contenuti e salta subito all'occhio il lavoro di allestimento, specie su alcuni lavori, che reca forte l'impronta di Cesura (basta aver visitato la sezione sul Covid allestita proprio nel 2020 a Savignano per ritrovarsi in pieno in quella forma avvolgente di fruizione che colpisce parecchio i sensi). 
Ho come l'impressione che quest'anno si sia voluto mettere un punto e a capo, come se Savignano stesse cercando una nuova identità stretto com'è da festival di settore e con una impronta ben definita, ben più attrezzati e con alle spalle un bacino di utenza più ampio, un ricominciare drogato da idee nuove, fresche ed un po' folli, sicuramente aggiustabile (come riportare la lettura portfolio in piazza e renderla nuovamente pubblica) ma che finalmente cerca di gravitare su orbite nuove. 
Personalmente auguro al SI Fest di non tornare sui propri passi ed osare, senza avere paura. 

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