NESSUNO N. 2 - ELISA RACCHELLA

 

© Elisa Racchella.

Nessuno n. 2 è una fotografa che ha saputo cambiare pelle dentro al bozzolo della sua ricerca: Elisa Racchella


1- Buongiorno Elisa e grazie della tua disponibilità. Fai parte del collettivo Romagna StreetPhotography. Ce ne vuoi parlare? Cosa ti spinge a far parte di un collettivo e quale spinta ricevi dal confronto con gli altri fotografi sulle tematiche comuni che affrontate?

La mia storia in RSP è iniziata un pò per caso. Quando ho fatto la richiesta di poter far parte del collettivo non pensavo che sarebbe stata accolta. Le motivazioni che avevo al momento erano quelle di potermi confrontare quotidianamente con fotografi anche decisamente più bravi e "navigati " di me. Devo dire che è stata una scuola interessante, anche perchè alcuni di noi sono "digitali" altri "analogici" ed il dibattito, a livello tecnico, era sempre interessante e costruttivo. A livello artistico, quando hai una passione di questo tipo, poter osservare gli altri, capire il loro percorso creativo, farsi anche ispirare è molto utile. Al momento, purtroppo, ci troviamo in un momento un pò "pigro".

 

 2 - Nasci a colori. Le tue prime foto su Instagram, le tue prime serie su RomagnaPhotoStreet sono a colori. Eppure è nel bianco e nero che sembra tu abbia trovato la tua nota stilistica. Da cosa è derivato questo cambio di visione e come hai dovuto modificare il modo di vedere le cose? 

Si, ho scoperto che il bianco e nero rispecchia molto di più i miei stati d'animo.

Quando ambisci ad una fotografia che sia evocativa i contrasti oppure i grigi aiutano a focalizzare l'attenzione su uno stato d'animo e quindi a dare più peso alle emozioni piuttosto che ad una rappresentazione della realtà.

Trovo che il colore sia un valore aggiunto in un certo tipo di fotografia, ma che dia più che altro un valore estetico.

 

3- Sei una fotografa da visionare in rigoroso ordine cronologico. Nell’utilizzare questa metodologia l’osservazione delle tue serie fotografiche diviene lo specchio del percorso formativo ed evolutivo che hai intrapreso. Trovi ci sia qualcosa di affascinante nella impenetrabilità dell'immagine?

L'impenetrabilità dell'immagine permette ad ognuno di darne una propria interpretazione, permette il libero flusso dei pensieri e delle emozioni. Nello stesso tempo forse è anche un percorso interiore, un "inner travel" che attraverso immagini sfocate, vaghe quasi fino all'impenetrabilità ci sia un mio bisogno di vagare in uno spazio dove ancora sto cercando una mia collocazione. E’ una molla totalmente personale  legata ad una mia necessità “esistenziale” di perenne ricerca ed evoluzione.

 

4a- Hai fotografato per 2 volte al Pride di Rimini. Ne esce uno spaccato festaiolo e rilassato. Ma il tuo meglio lo dai forse dove ti sei sentita meno a tuo agio. Nella "riparazione" i tagli diventano arditi e persino la "vicinanza" diviene inquietante. E' stata una scelta razionale o istintiva?

Sicuramente ciò che sento come un bisogno impellente è squarciare il velo dell'ipocrisia della società che ci circonda. E’ un obiettivo che perseguo nella mia vita, in ciò che insegno ai miei figli e quando ho la possibilità di esprimerlo attraverso la mia arte non posso che tirar fuori il meglio di me.

4b- Quindi la fotografia è “educativa”?

In quello specifico caso non era un intento educativo ma disvelativo, nel senso di cercare di svelare una retorica che in quell’occasione era quello dell’integralismo cattolico, ma che può estendersi anche in altri ambiti.

 

5- Sfogliando il tuo Instagram si ha l'impressione che "l'andare a braccio" ti ispiri notevolmente. Col passare del tempo le foto divengono meno descrittive, l'utilizzo del fuori fuoco e i tempi lunghi hanno lo scopo di rendere meno incisa ed incisiva la realtà che ti circonda. Le immagini diventano imperscrutabili ma rimangono avvolte da un forte alone di fascinazione. E' così insostenibile o monotona la realtà?

Non credo sia una questione di monotonia e di rendere una cosa accattivante. Credo nel mio caso di esprimere un disagio, una sensazione, lunga una vita, di non essere mai al posto giusto. Questa mia sensazione perenne mi restituisce un'immagine del mondo che non è quella di una persona che lo vive da dentro, con nitidezza e con le convinzioni in tasca, piuttosto o per fortuna è quella di una persona alla continua ricerca di una definizione. Per questo fotografo il mondo con contorni confusi. Esattamente come lo vedo.

 

6- In un precedente scambio di messaggi mi parli della tua difficoltà a fotografare le persone. Cosa ti blocca e questa tua remora ti frustra? Pensi sia necessario superare questo "limite" per un fotoamatore?

Quando parlo di difficoltà a fotografare le persone parlo di quel tipo di immagine, spesso corredata da flash, di persone in primo piano, con espressioni spesso distorte o grottesche. Quelle immagini mi piacciono molto, perché si adeguerebbero ad un mio modo di esprimermi, ma mi mettono molto in difficolta. E’ una cosa su cui vorrei lavorare.


Ti ringrazio di cuore Elisa di essere Nessuno. 

 

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