NESSUNO


La fotografia è una cosa seria. E chi la fa o chi la divulga deve prendere seriamente il proprio lavoro. La fotografia implica una grande responsabilità nel farla, nel mostrarla, nel capirla. 
E non sempre (almeno noi amatori che la guardiamo) sfoderiamo questa abilità. La guardiamo distrattamente, senza gli strumenti culturali che ci permettano un'analisi o semplicemente una comprensione seppur superficiale, la guardiamo con occhi supponenti o ignoranti, con gli occhi della plebe che non è stata baciata dal sacro dono della composizione o dello storytellig. Alimentiamo il vasto pubblico degli "analfaiconici" di ritorno (ma molto spesso anche di andata), produciamo perfino immagini che probabilmente non lasceranno il segno. 
Eppure questo non essere "nessuno" ci diverte, ci fa fantasticare, ci tagga definendoci "Fotoamatori" all'interno del mondo degli hobbisti, ci solletica l'amorproprio e permette di trovare un motivo per uscire a fare due passi anche attorno a casa, di essere più attenti al mondo che ci circonda, di trovare qualcosa di speciale o diverso nel flusso uguale delle giornate.  

Premesso questo: mi è capitata sotto gli occhi l'intervista di un trombone della fotografia che ha tutto il diritto di fare il trombone, di parlare come un trombone e avere l'ego di un trombone. Ne ha tutto il diritto perchè grazie alle sue immagini è riuscito ad apportare qualità, professionalità, informazioni, riflessioni. E' riuscito ad avere un impatto nel mondo grazie alle sue fotografie. Il diritto del lettore invece è quello di non arrivare in fondo all'articolo se si viene urtati prima. Questo diritto, per la verità me lo concedo poche volte, nella speranza che persino l'ultima parola possa contenere qualcosa di costruttivo per il sottoscritto. 
A volte mi rimane l'amaro in bocca, fatico a comprendere il perché non si possa mantenere un atteggiamento maggiormente costruttivo o comunque meno sgradevole, lasciando qualche spazio per i propri dubbi, avere cioè quella disponibilità mentale che dovrebbe alimentare un dialogo e non una sentenza che diviene una visione a senso unico. 
Mi chiedo cioè perché debba essere così difficile parlare serenamente del proprio lavoro.

Se ripenso ad una frase di un amico che sostiene che il fotoamatore prende solo la parte migliore della fotografia, quella cioè che lo stimola, lo interessa o lo diverte perché non è costretto a portare a casa la mesata, allora tiro un sospiro di sollievo nell'osservare la grande massa di coloro che operano perché amano.  E amano perché semplicemente si divertono. E' a coloro che il mondo chiama "fotoamatori" che "NESSUNO" si rivolge. 
Pertanto se siete Nessuno nel mondo della fotografia, fatevi intervistare da un signor nessuno per essere letti in un blog che nessuno legge. 
Il livello sarà basso. Ma almeno ci divertiremo.

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