Tina Modotti - Jesi

La mostra di Tina Modotti ha un difetto: è troppo corta. 
Ma al contempo ha un pregio: è gratis, pertanto visitatela. Per di più è a Jesi. Città stupenda. 

Sono 5 le brevi sezioni che scandiscono la mostra di Tina Modotti: le origini, il cinema, la fotografia, il Messico, le passioni. 
5 tappe che percorrono, anzi corrono (pure troppo) lungo la vita della affascinante Tina: "flessuosa, dalle curve soavi, armoniosa, dagli occhi neri ardenti". 
Quello che mi stupisce di Tina è la grande capacità di apprendere ma soprattutto di mettere in pratica gli insegnamenti. Consuma tale naturalezza degna delle predestinate divenendo una donna di riferimento negli ambienti culturali dell'epoca: tale talento all'apprendimento si manifesta nell'avvicinarsi alla recitazione grazie ad una compagnia teatrale amatoriale. Nel giro di poco tempo approda ad Hollywood. Se non bastasse chiede a Weston di insegnarle a fotografare e non solo impara la tecnica ma ne fa uno strumento di linguaggio, di denuncia e di propaganda, riesce ad arrivare al limite della fotografia documentale e oltrepassa volontariamente quel limite sconfinando nella pratica della denuncia sociale. Praticamente in pochi anni arriva dove la maggior parte di coloro che vengono appellati come "fotoamatori evoluti" non riesce nemmeno a vedere.  Figuriamoci a comprendere.
La Modotti dà il meglio di se quando coniuga e fonde la sua capacità estetica (che soggiace) all'altra sua grande passione: la politica. 
E' in questo frangente che la passione della militanza unita alla capacità di fotografare diviene dirompente e si fa portabandiera delle idee politiche della Modotti che con grande padronanza forgia immagini che entrano a far parte di quel bagaglio iconico che ad oggi è entrato nei nostri occhi. La stentorea utilità dell'oggetto diviene estetica ma non per questo frivola, l'oggetto non viene svuotato della sua funzione, anzi ne esce rafforzato all'uso all'ennesima potenza. Prodigio della forza delle immagini e dell'inganno che v'è dietro.  
Personalmente ogni volta che mi avvicino alla Modotti ne esco con le membra indolenzite ed una grande incazzatura. 
Le membra indolenzite sono date dalla leggerezza dell'occhio della fotografa che restituisce calle, vasi e duro lavoro iniettando DNA di pura bellezza e profondendo forme di poesia pura quali (ad esempio) le calle, alternandoli a faziosi inserti propagandistici quali cartucciere, falci, martelli e sombreri. Questa altalena di intenti fiacca i fisici deboli e mollici come il mio. 
Tina ha un bell'occhio, che si allena in fretta e dà i suoi frutti, peccato che l'apice della sua produzione coincida anche (quasi) alla sua fine.
Modotti lascia poco rispetto a quello che avrebbe potuto lasciare, si fa imbrigliare dal grigiore burocratico della militanza che strappa ad una ad una tutte le piume delle sue belle ali, Tina Modotti per un periodo di tempo è stata parte attiva di un mondo in rivoluzione, poi ne è diventata meccanismo e strumento di lotta che ne ha strozzato la verve creativa e fiaccandone le irrequietezze artistiche . Fuori dalle grandi lotte ideologiche e geopolitiche del tempo Modotti non sarebbe stata la stessa, l'aura quasi mitica che avvolge la sua figura sarebbe stata di gran lunga meno conturbante ed efficace, ma non si può certo far finta di non rammaricarsi - dal punto di vista fotografico - per quello che è stato rispetto a quello che sarebbe potuto essere.  

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