Robert Capa - Retrospettiva

Entrata della mostra
Su Robert Capa tutto e di più è stato scritto da autori ben più ferrati del sottoscritto ma mi sento di condividere l'esperienza avuta ieri nel visitare la mostra. 
Andare sul classico raramente si sbaglia e la mostra di Capa alla Mole Vanvitelliana di Ancona è una di quelle che non si possono perdere specie se vicine a casa. Mostra che ormai rappresenta una istituzione e che viene perfettamente riprodotta nel volume edito da Silvana Editore "Robert Capa" dove si possono ritrovare le stesse fotografie e didascalie presenti in loco. Una bella comodità per chi vuole rivivere i momenti e le sezioni della mostra soffermandosi maggiormente sugli aspetti didascalici e di testo che non risultano essere copiosi o particolarmente analitici ma che indirizzano alla comprensione e alla conoscenza dell'autore.
Da una mostra su Capa ti aspetti che Capa faccia il Capa e questa "retrospettiva" non tradisce di una virgola il lavoro portante del fotoreporter, anzi ribadisce con estrema forza quello che già si conosce del Capa fotografo che fa dell'audacia la propria arma vincente che gli permette di essere in luoghi altrimenti insostenibili come i teatri di guerra.  


Foto di foto da me scattata alla mostra
Personalmente è una delle rare volte che mi trovo ad un livello emozionale che sfiora il mito. Ripensando alle sensazioni provate davanti alle fotografie, mi sono balenate in mente le righe con le  quali Barthes apre "La Camera Chiara": "Un giorno, molto tempo fa, mi capitò sottomano una fotografia dell'ultimo fratello di Napoleone, Girolamo (1852). In quel momento, con uno stupore che da allora non ho mai potuto ridurre, mi dissi: "sto vedendo gli occhi che hanno visto l'Imperatore" e con Capa la sensazione è medesima: sto vedendo dagli occhi che hanno vissuto la storia, sto vedendo la storia davanti a me, sto vedendo l'attimo nel quale il mondo è cambiato, storia che ancora oggi, specie in questi periodi tetri, si ripercuote in tutta la sua crudele attualità, le immagini mostrano quello che le pagine di storia raccontano e questa sensazione mi si è fatta fortissima ed ha raggiunto l'apice nel noto ritratto di Ben Gurion preso durate il discorso dell'indipendenza di Israele. Praticamente il giorno nel quale nasce la questione mediorientale. Capa era presente e ci riporta il mondo facendoci udire gli echi di quei giorni coi problemi che ci portiamo appresso anche oggi. Capa fotografa la storia e va alla fonte della storia, abbeverandosi dei protagonisti e rendendoceli in tutta la loro presenza scenica.

Foto di foto da me scattata alla mostra 
Tenderei pure a dire che le foto di Capa hanno notevolmente influenzato tutta l'iconografia che ora ci pare naturale e consolidata dei teatri di guerra e queste icone che rimangono nel nostro bagaglio visivo, ci sono grazie alle foto di Capa che fotografa in modo cinematografico (anzi è il cinema che riprende le scene nel modo nel quale le ha fotografate Capa), sembrano scene prese da un film ed invece è la realtà ripresa con occhio lucido e con gli occhi dei protagonisti, in quanto protagonista anche lui di quella storia. 

La mostra si sviluppa in rigoroso ordine cronologico, impossibile non sfuggire ai binari comandati degli anni ma le foto ci permettono con un po' di abilità e curiosità di trovare altri fili conduttori che legano soggetti e protagonisti non per forza in maniera cronologica. Pertanto si parte dal 1932 con le foto di Trotski a Copenaghen e si arriva al 1954 con le foto dell'Indocina. Ma si può tranquillamente seguire il filone politico: dal Fronte Popolare francese al comunismo fino alla avversione verso il nazismo, ed è interessante vedere come la politica per Capa sia come la guerra perché le immagini che ci vengono proposte sono tutte immagini nei quali gli oratori o la gente che ascolta è come pervasa dal fremito della foga e dal fuoco dell'esaltazione, infervorati cioè da uno spirito combattente e fazioso che porta i pugni ad alzarsi, le membra ad agitarsi o le espressioni del volto a tendersi in un grido come una tranche collettiva.
O quello umano, aspetto che il fotografo non tralascia come secondario ma che svela il sottobosco umano e morale di Capa.
Foto di foto da me scattata alla mostra
Sensazione che ho avuto è che l'autore non amasse gli atteggiamenti passivi, che l'autore abbia saltato a piè pari l'orticello sicuro del compassionevole e si sia attivato  nell'ambito del protagonismo dove ogni uomo seppur vittima degli eventi è parte attiva della propria vita, Capa fotografa i gesti attivi, non le rinunce ma le azioni, così come l'uomo e le due donne che si mobilitano in Barcellona poco prima dell'entrata dell'esercito franchista è ritratta con la vita in mano, la donna regge un neonato, sono persone che reggono metaforicamente e realmente la propria vita in mano e decidono (anche nella disperazione) attivamente delle propria vita, attimi che vedono uomini e donne intenti a non attendere passivi lo scorrere degli eventi ma che li vivono con essi o contro di essi. 

Naturalmente una citazione merita la foto del miliziano così come quelle del D-day o quella di Pablo Picasso e Francoise Gilot tutte "gioconde" del ventesimo secolo. 

L'appendice finale della mostra si chiama "Ritratti". Curiosamente nel libro la stessa appendice viene  chiamata "Amici". Forse la scelta di rinominarla "Ritratti" è finalizzata a dare una dimensione maggiormente oggettiva e generale alle fotografie e toglierle da un contesto meramente privato e intimo attraverso il quale Capa le scattò. Devo dire che "Amici" mi piace maggiormente perché immagino il contenuto emotivo ed empatico, un contesto sicuramente più di vicinanza rispetto un rapporto fra "fotografo e modello" che il termine "ritratti" mi suscita. Ma forse è più un problema mio. 

Infine una ultima riflessione. Mi sono annotato una frase di Curti letta nei pannelli di presentazione riguardo alla voglia di: "demitizzazione di Capa ma ben venga affinché si rimarchi che la fotografia ha bisogno di persone dotate di un pensiero, un'idea, un progetto" che lascerebbe in piedi solo frammenti delle attuali pareti cementate dai megapixel. 

Post più popolari