Emilio Lepido (o lapidato...)

Oltrepassando come Caronte i miei possedimenti, la mia patria, ovvero tutto quel territorio che dal km zero della Via del Fu Emilio Lepido si estende fino al km 43, osservo giovini e giovinesse con zainetti sulla spalla in attesa del tram. Mi sovviene come, anch’io in un tempo che mi par remoto, fossi ogni santa mattina in trepidazione per quel mezzo di trasporto che mi conduceva alla quotidiana amarezza didattica. Non prima di essermi sorbito qualche chilometro in bicicletta, nonostante gli elementi avversi, il clima rigido e le intemperie del caso, facevo crocchio con gli altri sventurati per un rapido ripasso mattiniero, l’acquisto clandestino di spianate ripiene di mortadella, un paio di lattine di birra da gustarsi in barcaccia e un mezzo di latte per la campanella di metà mattina. Non sto a disquisire dell’alchimia filosofale fra il luppolo e il lattosio ma come dire… eravamo ragazzi borderline… sull’ orlo della pubertà, quando cioè gli ormoni trovano svezzamento solo in copiosi brufoli (o imperfezione come li chiamano adesso gli spot… maledetti pubblicitari, fra un po’ definiranno la merda come cibo passato di moda…), artigianato solitario e un pot–pourri di cazzate variopinte.
Questo è quel branco di ragazzini al Bus stop. E questo è quella ragazzina carina che tante volte se lo sentirà dire. Questo è il nerd che sembra lo abbiano colpito tutte le sfighe in una volta, questo è il ragazzo ganzo con l’iPod e tutti gli altri con le imitazioni. Questo è l’odore di carne presente in classe e le pagine di colla nuove di un libro, il maglione a collo alto di lana crespa. Questo è matita e sottolineatura. At the bus stop. E forse lo hanno già studiato in Inglese. At the bus stop. Si pronuncia Bass, non bus, somaro! Il soccer è il soccà, la erre finale non si sente, somari! Somari. Wok, si pronuncia wok non walk. Voi che aspettate il Bassssss, non sapete che un giorno viaggerete comodi comodi dentro a questo eterno aperitivo che termina al trillo porco di una quotidiana sveglia!