Coca e Jack

Lui si chiama Jack, un tipo rude. Ma non troppo se ci si fa l’abitudine. E’ uno di quei tizi che tradiscono solo se l’eccesso la fa da padrona. Quando prende la mano a poker non la lascia mai. Rilancia il bastardo. Tanto da mandarti sul lastrico. E’ un bel soggetto. In fondo. E quando se ne va lascia un alone dolciastro di zucchero putrefatto. L’idea da rendere è semplicemente il contrasto. L’altalena fra alti e bassi che rende necessario il sorgere di un altro giorno.

Lei è di quelle tipe che t’innamori subito. Rapiscono con un passaggio svelto come un saluto. Solleticano la fantasia. Ma solo quella che rimane incastrata nell’impercettibile fra cielo e mare. Orizzonte direte voi. Seduzione dico io. Possiede un sottobosco fresco e piccoli stimoli che saltano alle nari quando meno l’aspetti. S’infila morbida nel giaciglio del gusto, stimolando la parte dissetante del buono del mondo. Parla arrotondando le vocali. Mille bolle sono i suoi respiri.
Un connubio quasi perfetto.
“Barista, fammelo bene quel Coca e Jack Daniel’s!”

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