Paganelli Oreste

Il giovane prese il rancio del Capitano come gli era stato chiesto.
Non capitava tutti i giorni ma quando capitava il soldato incaricato doveva curarsi di trasportare e conservare integra la razione di cibo dell’ufficiale.
Nella caserma di San Giorgio in Nogaro il reggimento attendeva ordini.
Fervevano i preparativi di qualche cosa di grosso che ancora non era dato sapere, la vita scorreva abbastanza tranquilla fra una esercitazione e l’altra, l’inverno era ormai alle spalle.
Proprio quella sera era stato comunicato al reggimento di prepararsi, una mezzora di treno li separava dalla caserma di Trieste dove avrebbero atteso ancora per giorni la loro destinazione.
Verso le sette venne distribuito il rancio poi montarono sul treno,  gli ufficiali nei vagoni migliori, la fanteria dentro i carri del bestiame.
Il tempo scorreva lento ed ozioso, non si riusciva mai a capire il motivo di tutti quei ritardi, il motivo per il quale una volta saliti sulle carrozze non si poteva partire subito ma iniziava una lunga trafila di appelli, controappelli, momenti morti e statici nei quali tutta la noia del mondo metteva i piedi fra quegli uomini.
Il treno partì dopo una lunga attesa, nel frattempo gli uomini avevano consumato la loro galletta e con essa parte della borraccia che gli spettava per quel giorno. Arrivarono  in tarda serata.
Era davvero strano che il Capitano non avesse ancora ritirato il suo rancio e la sua borraccia, il soldato ancora custodiva con se il pasto dell’ufficiale, le gallette mettevano una sete terribile, i primi caldi e quell’ aria atipica quasi facevano dimenticare che l'Europa era in un bagno di sangue, li fecero attendere un’altra ora alla stazione di Trieste prima di smontare, dentro i carri bestia gli uomini ammassati  cominciarono a sudare e a patire la sete, all’una di notte decisero di spartirsi l’acqua rimasta, tranne la borraccia del Capitano che ancora non si era fatto vedere. All’una e mezza presi dall’arsura delle gallette il soldato semplice Paganelli Oreste e il suo commilitone Casadei Primo si divisero la borraccia del Capitano e ne trassero giovamento da quella rinfrescata, era davvero strano che ancora l’ufficiale non avesse ritirato il rancio dopo così tante ore. Arrivò finalmente  l’ordine di scendere, il Capitano mise in scena un nuovo appello e chiese la sua borraccia al soldato semplice Paganelli Oreste.
“Non ce l’ho…” disse guardando il soldato semplice Casadei Primo “…faceva molto caldo dentro il vagone, l’abbiamo bevuta  ma vado a prendergliene una fresca Signor Capitano”.
“Non fa nulla.” Sbottò l’ufficiale.
Il soldato semplice Paganelli Oreste dopo questo episodio fu spedito in Russia, sul Don, il Capitano era in debito verso il soldato semplice Paganelli Oreste per la somma di 60 centesimi, pertanto il soldato semplice carne da macello Paganelli Oreste fu spedito, assieme ad altri 11 uomini ed un Caporale, in Russia, sul Don.
Era il 1942, l’inizio dell’inferno.
Dopo una campagna disastrosa e 9 mesi di guerra, il soldato semplice carne da macello Paganelli Oreste si trovò a marciare a meno trentagradi sotto zero per quaranta giorni senza mangiare qualcosa che lontanamente potesse chiamarsi cibo. Fu una ritirata dolorosa, al limite della sopportazione umana con le pallottole russe che fischiavano ovunque in direzione di quella colonna di zombie.  Quando si trovò al confine fra la vita e la morte il soldato semplice carne da macello Paganelli Oreste contravvenne agli ordini infilandosi sotto un camion e rannicchiandosi per 2 giorni attaccato al tubo di scappamento per scaldarsi con una gamba in fiamme e l’altra dura e fredda come un pezzo di ghiaccio, riuscì a recuperare quel minimo di forze per poter continuare a marciare e a combattere. I russi uscivano da tutte le parti ma il soldato semplice carne da macello Paganelli Oreste riuscì ad arrivare a Schebekino e da qui essere rimpatriato per l’Italia dove arrivò nella primavera del 1943.
Paganelli Oreste venne curato dalla sindrome di congelamento per quattro mesi durante i quali il soldato semplice carne da macello continuò a sporcarsi le ferite per non guarire e non essere riammesso al servizio, il rischio di infezione era altissimo ma preferì correre il rischio di vedersi amputare la gamba che ritornare in guerra. Al quinto mese di degenza fu dichiarato guarito e riaggregato a Trieste. Era l’agosto del 1943 e da li a poco venne dichiarato l’armistizio dal Generale Badoglio. Al soldato Paganelli fu dato l’ordine di lasciare la caserma il 14 settembre e fu rispedito a casa proprio mentre iniziavano i rastrellamenti da parte dei soldati tedeschi. Fortunosamente riuscì a raggiungere la Romagna via Ravenna (chi passò via Bologna fu catturato, deportato o fucilato) e divenne partigiano.
Nella primavera del ‘44 tutta la Romagna era scossa dal passaggio del fronte, 6 mesi di interminabili di Linea Gotica portarono combattimenti  ed intensi bombardamenti da parte degli anglo americani con azioni di guerriglia partigiane e ritorsioni da parte delle milizie tedesche.
Un giorno l’ex soldato semplice carne da macello Paganelli Oreste si trovò a badare le bestie nel suo campo, appena udì il rumore delle granate rinchiuse il bestiame nella stalla e li si rifugiò anche lui ma fu avvertito dell’arrivo di due di soldati tedeschi  in motocicletta che stavano battendo in ritirata, pertanto decise di rifugiarsi assieme alla famiglia in un rifugio sotterraneo li vicino dato che i tedeschi non esitavano ad esecuzioni sommarie soprattutto dei giovani che potevano essere stato nell’Esercito Italiano.  Gli inglesi cominciarono a bombardare da Montebello, granate fitte, mezz’ora interminabile di esplosioni, poi il silenzio. La stalla era stata sventrata da una granata. Con le bestie dilaniate vi erano anche i due giovani in uniforme che giacevano privi di vita.
“Ma la vita le ha reso poi quello che le aveva tolto prima?”
“Me, in tlà mi vita, a jo lavurè cmè un brech! Adess ho una famejia…***” e qui riprende a parlare in italiano “… ho due nipoti che non mi chiamano nonno, mi chiamano amore!”
La sua voce durate tutto il racconto non ha tradito emozione. Ha snocciolato date e ricordi con una lucidità disarmante, un contegno ed un controllo ammirevoli.
Solo sulla parola “amore” la voce ha tradito una forte emozione.
Il soldato semplice carne da macello Paganelli Oreste è un Uomo. Uno come uno dei 115.000 che dalla Russia  non tornarono. Ebbe la fortuna di non essere dentro la “sacca”.
Ora ha 92 anni e viene a radersi dal mio stesso barbiere.

***   Traduzione:  ”io nella mia vita ho lavorato come un somaro, adesso ho una famiglia…”

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